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Pico della Mirandola
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[[File:456px-Pico1.jpg|right|]] ==La vita:== Giovanni Pico dei conti della Mirandola e della Concordia, conosciuto semplicemente come Pico della Mirandola (anche se desiderava farsi chiamare Conte della Concordia) è stato un umanista e filosofo italiano. È l'esponente più conosciuto della dinastia dei Pico signori di Mirandola. Nacque a Modena nel 1463 e morì a Firenze nel 1494. A ventanni si trasferì a Firenze dove incontrò Lorenzo il Magnifico e il Poliziano e frequentò l'Accademia Platonica del Ficino. E' un uomo aperto e attento a ogni discussione filosofica, più che letteraria. Compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze; imparò molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e strinse rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come Girolamo Savonarola, Lorenzo il Magnifico e Angelo Poliziano. Nel 1486 fu a Roma dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Subì infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fuggì in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione di papa Alessandro VI, e godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi definitivamente a Firenze. Morì improvvisamente nel 1494 in circostanze misteriose, mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere. Oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima memoria. == Le opere: == '''Oratio De Hominis Dignitate (Discorso sulla dignità dell’uomo):''' Opera letteraria scritta nel 1486. L'orazione è composta da 900 tesi che dimostrano la potenza dell'intelletto che mette l'essere umano al centro dell'Universo, definendosi così come un Dio plasmatore e creatore, è ritenuta una delle sue maggiori opere, sebbene abbia riscosso a qual tempo molte controversie da parte della Chiesa. '''Heptaplus (L’Ettalo):''' Heptaplus è vocabolo che significa "sette volte sette" ed è stato apposto con ragione a quest'opera, in quanto si tratta di un testo che interpreta in chiave allegorica il racconto biblico della Creazione con un'articolazione di sette libri, ognuno dei quali risulta suddiviso in sette capitoli più un proemio. '''Disputationes adversus Astrologiam Divinatricem (Dispute con l’astrologia divinatrice):''' È l'opera a cui Pico si dedicò nell'ultimo periodo della sua vita. Rimase incompiuto e come tale fu pubblicato postumo, nel 1494. Nell'opera Pico distinse "astrologia matematica" e l'"astrologia divinatrice". Mentre la prima ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la seconda pretende di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali. '''De Ente et Uno (L’essere e l’uno):''' Il De ente et uno, scritto nel 1489, venne preparato per dimostrare la concordia tra il pensiero di Platone e quello di Aristotele. '''Conclusiones Philosophicae, Cabalisticae et Theologicae (Conclusione filosofiche, cabalistiche e teologiche):''' Scrive il Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae nel 1486. In quest'opera espone il suo pensiero filosofico costituito da 900 tesi tratte da fonti eterogenee. Prepara l’opera per un convegno che vuole organizzare con i dotti dell'epoca. Il suo scopo è quello di giungere ad una universale concordia fra tutte le filosofie e religioni. '''De Homibus Rebus et de Quibusdam Aliis (Tutte le cose e altre alcune)''' ==Il pensiero== Il pensiero di Pico della Mirandola si riallaccia al pensiero neoplatonico di Marsilio Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, egli cerca di riconciliare aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali e religiosi, dall’ermetismo greco ai pensieri islamico, ebraico e cabalistico, e puntando a costruire una “filosofia universale”, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dall'antichità, accomunate dall'aspirazione al divino e alla sapienza, e culminanti nel messaggio della Rivelazione cristiana. Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si accorse che il suo ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a poco, si sostituirà nella sua mente il proposito riformatore di Girolamo Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasformerà così nell'aspirazione religiosa ad una santità e una moralità meno generica e più attinente al suo particolare momento storico. Il lato più umanista e rivoluzionario della speculazione di Pico è sicuramente la visione dell’uomo, presentata nell‘Oratio De Hominis Dignitate. Qui vengono celebrate le capacità di autodeterminazione dell'uomo , cioè quelle facoltà intellettuali che lo conducono a scegliere liberamente tra più o meno nobili generi di vita, e la potenza intellettuale umana, considerata relativamente a tutte le sue manifestazioni storiche: mentre Ficino aveva tracciato le linee di una storia del progresso intellettuale garantita dal concorso , con pari dignità , di rivelazione e filosofia , Pico intende porre in rilievo come l' avanzamento culturale dell' umanità sia reso possibile dal continuo succedersi di scuole di pensiero che , nelle loro differenze, non si contraddicono, ma si integrano l' una con l' altra. A differenza di ogni altra creatura l’uomo è stato creato da Dio senza alcuna natura circoscritta da limiti rigidi. La sua natura è quella di "non avere natura", ma di saperla determinare secondo le proprie libertà, decidendo se mirare in alto, verso Dio, o guardare in basso scendendo al livello animale. L’uomo diverrà quindi ciò che ha deciso di essere: bestia, animale razionale, anima o figlio di Dio. Sempre nella prospettiva della capacità dell'uomo di autodeterminarsi , Pico opera una netta distinzione tra magia e astrologia , che la cultura del tempo tendeva ad accomunare in unico giudizio positivo. La magia è un mezzo fondamentale per ascendere al divino. Se la magia naturale consente all’uomo di controllare le forze dei processi della natura, quella cabalistica consente di elevare la mente umana alla sfera sovraceleste e al divino. L’astrologia, viene attaccata da Pico perché costituisce una negazione stessa della libertà. Essa infatti assegna impropriamente ai corpi celesti la capacità di poter influire sulle vicende umane, togliendo agli uomini la libertà di scegliere. Nel suo pensiero ,quindi , l’astrologia non ha alcun valore. ==Elementi di laicità== Pico della Mirandola, essendo l’autore del manifesto dell’umanesimo, ovvero l’ “Oratio de Hominis Dignitate”, si fa portatore dell’aspetto più innovativo e caratterizzante di questa corrente culturale: la laicità. Ogni sorta di visione finalistica della vita umana svanisce, il sapere si slega dai dogmi cristiani, l’uomo ha il potere di decidere chi e cosa diventare e prende coscienza delle potenzialità della ragione e della volontà, elementi che lo distinguono dagli altri esseri viventi e che lo rendono realmente libero. Tutto ciò è espressione di un nuovo ottimismo e fiducia dopo un medioevo fatto di pessimismo, sottomissione e soggezione dell’uomo nei confronti di Dio. Questo ottimismo si rintraccia anche nella volontà di definire e fondare una filosofia universale, un sapere enciclopedico che si configurasse come un insieme armonico di tutte le correnti di pensiero e dottrine dall’antichità ai suoi giorni. A Pico non basta la ristrettezza della dottrina cristiana, ma cerca di farsi artefice di una nuova e più completa dottrina, non consegnataci da Dio ma dall’intelletto di tutta l’umanità. Questo desiderio incarna un elemento chiave della laicizzazione rinascimentale della cultura: la tolleranza. Ogni religione e qualsiasi dottrina hanno in sé delle verità, nessuna è posta su di un piano gerarchico superiore alle altre, e solo una loro commistione può condurre l’uomo alla verità universale. Elemento di laicità del pensiero Pico della Mirandola è anche un’anticipazione del pensiero scientifico, ovvero il già citato distinzione successivamente ripreso da Galileo, tra l’astrologia divinatrice e l’astrologia matematica, ovvero l’astronomia, branca del sapere in cui i numeri, le figure e simboli della matematica divengono mezzi di descrizione e comprensione del Cielo. Chiaramente in contrasto con questa anticipazione del pensiero scientifico è la magia a dimostrazione del fatto che una moderna concezione della scienza non è presente nel pensiero di Pico. Tuttavia la magia si configura come un ulteriore elemento laico poiché, consentendo all’uomo di giungere alla conoscenza dell’essenza della natura e di poterne controllare le forze di conseguenza, va in contrasto con la concezione sacra della natura quale dono di Dio all’umanità e dunque oggetto di sola contemplazione da parte dell’uomo. La speculazione di Pico della Mirandola fu essenziale nella formazione di un pensiero e sapere laici e molto probabilmente spinse uomini di cultura e scienziati dell’epoca a sviluppare teorie innovative e svincolate da dogmi cristiani che furono di fondamentale importanza alla costituzione del sapere moderno. [[Categoria:autori]] [[Categoria:Umanesimo]] [[Categoria:Rinascimento]] [[Categoria:pensiero laico]]
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