Lorenzo Valla
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Valla, come si è detto, è autore anche di opere filosofiche; tra le più note e impegnative vi è il dialogo De voluptate (‘Il piacere’), testo più volte rimaneggiato e apparso nella redazione definitiva con il titolo De vero falsoque bono (‘Il vero e il falso bene’) nel 1441. Il dialogo discute la nozione etica di “piacere” attraverso il confronto fra tre grandi dottrine: stoicismo, epicureismo e cristianesimo. Il tema è centrale nella concezione umanistica poiché affronta il problema teorico di quali siano i principi che devono ispirare il comportamento degli uomini. Redazione dopo redazione, Valla apporta significative modifiche al testo: cambia i personaggi e l’ambientazione, elimina le parti in cui erano esposte questioni teologiche spinose (come ad esempio la verginità della Madonna), riduce l’accentuato “epicureismo” iniziale. Nonostante le modifiche e le attenuazioni, l’opera conserva una forte carica polemica contro l’ascetismo e la vita monastica, contro ogni forma di svilimento del corpo, di separazione fra ciò che è carnale, materiale da quanto invece è spirituale. Valla sostiene che anche nel cristianesimo la voluptas, il piacere, ha un ruolo determinante poiché, se esiste una vita ultraterrena, essa non sarà riservata solo alle anime ma anche ai corpi. Perciò egli propugna con forza la bontà della natura e della vita, ritenendo la scelta dell’ascetismo non solo anacronistica e quindi impraticabile, ma anche in contraddizione con i presupposti del cristianesimo. | Valla, come si è detto, è autore anche di opere filosofiche; tra le più note e impegnative vi è il dialogo De voluptate (‘Il piacere’), testo più volte rimaneggiato e apparso nella redazione definitiva con il titolo De vero falsoque bono (‘Il vero e il falso bene’) nel 1441. Il dialogo discute la nozione etica di “piacere” attraverso il confronto fra tre grandi dottrine: stoicismo, epicureismo e cristianesimo. Il tema è centrale nella concezione umanistica poiché affronta il problema teorico di quali siano i principi che devono ispirare il comportamento degli uomini. Redazione dopo redazione, Valla apporta significative modifiche al testo: cambia i personaggi e l’ambientazione, elimina le parti in cui erano esposte questioni teologiche spinose (come ad esempio la verginità della Madonna), riduce l’accentuato “epicureismo” iniziale. Nonostante le modifiche e le attenuazioni, l’opera conserva una forte carica polemica contro l’ascetismo e la vita monastica, contro ogni forma di svilimento del corpo, di separazione fra ciò che è carnale, materiale da quanto invece è spirituale. Valla sostiene che anche nel cristianesimo la voluptas, il piacere, ha un ruolo determinante poiché, se esiste una vita ultraterrena, essa non sarà riservata solo alle anime ma anche ai corpi. Perciò egli propugna con forza la bontà della natura e della vita, ritenendo la scelta dell’ascetismo non solo anacronistica e quindi impraticabile, ma anche in contraddizione con i presupposti del cristianesimo. | ||
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Nell' opera "Elegantiae latinae linguae libri sex" Valla esprime le sue considerazioni sulla lingua latina ed appare evidente che essa non sia considerata più come una lingua viva, come avveniva in epoca medievale, ma come una lingua morta. I modelli di riferimento di tale lingua vengono identificati nel latino classico di Quintiliano e di Cicerone. Si cerca così di ripristinare il latino dell'epoca classica, epurandolo dalle degenerazioni medievali. Anche in ambito linguistico sono evidenti i tentativi di emulazione dell'epoca classica, caratteristica fondamentale dell'intellettuale rinascimentale. | Nell' opera "Elegantiae latinae linguae libri sex" Valla esprime le sue considerazioni sulla lingua latina ed appare evidente che essa non sia considerata più come una lingua viva, come avveniva in epoca medievale, ma come una lingua morta. I modelli di riferimento di tale lingua vengono identificati nel latino classico di Quintiliano e di Cicerone. Si cerca così di ripristinare il latino dell'epoca classica, epurandolo dalle degenerazioni medievali. Anche in ambito linguistico sono evidenti i tentativi di emulazione dell'epoca classica, caratteristica fondamentale dell'intellettuale rinascimentale. | ||